AI Art, Algorithmic Cultures e New Media field un percorso di arte digitale attraverso El Jardín de las Delicias al Matadero di Madrid
La relazione tra i nuovi mondi dell’arte (Becker 2004) e le trasformazioni tecnologiche e digitali verrà presentata a partire dal caso di specie El jardín de las delicias. Un recorrido a través de las obras de la Colección SOLO, una rivisitazione attraverso 45 opere di Digital Art e New Media Art del capolavoro di Hieronymus Bosch. Gli artisti coinvolti nel percorso espositivo proposto al Centro culturale Matadero di Madrid sono noti per la sperimentazione dei linguaggi derivati dall’AI Aesthetics, dai New Media, dalle Algorithmic Cultures (cfr. Seyfert, Roberge 2016), consentendoci di ridefinire l’arte come medium che permette non solo l’intersezione dei saperi scientifici (Cristante 2011) e tecnici, ma anche di tentare di riconsegnare al media artist il suo ruolo di tecnico e artigiano, senza rinunciare comunque al mandato di intellettuale. Facendosi portavoce dei temi e dei mezzi della platform society, il network di artisti della Colección SOLO pare, infatti, rispondere alle due grandi crisi del XXI secolo. La crisi del capitalismo digitale e la crisi ecologica (cfr. Arvidsson 2019) stanno già provocando nuove forme di insicurezza e di smarrimento, ansia da sorveglianza e paure dovute al sentimento di inadeguatezza e isolamento rispetto alle dimensioni percepite del problema. Ai sistemi esperti (Giddens 1990), del progresso scientifico e tecnologico, vengono infatti attribuite sia le cause che le soluzioni delle crisi. L’ansia collettiva può assumere le forme della partecipazione alla produzione culturale. La proposta di Manovich (2020) è quella di considerare la prospettiva estetica (cfr Heinich 2004) per analizzare il mutamento che la tecnologia e l’AI – in modo particolare – hanno prodotto non solo in termini di produzione di manufatti culturali, ma soprattutto per la loro capacità di modellare il nostro “sé estetico”, e di influenzare l’immaginazione collettiva.