Crisi e teatri in prova. Il caso della Socìetas Raffaello Sanzio a Cesena 

University of Bologna

Di fronte a una società della cultura in crisi e a un orizzonte politico immobile tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso in Italia si fanno avanti gruppi emergenti della scena teatrale, naturali eredi della sperimentazione precedente in grado di generare uno scarto con la tradizione operando in aree minoritarie e accogliendo scelte e pratiche del tutto nuove per il circuito canonico dello spettacolo dal vivo.

Il presente contributo intende approfondire la vicenda che lega la compagnia teatrale Socìetas Raffaelo Sanzio (oggi Socìetas) al Teatro Comandini di Cesena, spazio teatrale sorto sulle ceneri di un luogo scampato a un possibile intervento di demolizione finalizzato alla realizzazione di un parcheggio. Questo gesto coraggioso testimonia lo sforzo, comune a tanti gruppi artistici del secolo scorso, di abitare uno spazio di lavoro al di fuori dei luoghi canonici del circuito ufficiale. I quattro membri del gruppo spalancano le porte di quello che un tempo era stato l’Istituto Professionale “Ubaldo Comandini”, all’interno di Palazzo Guidi, assumendosi i lavori di recupero dei locali, incoraggiandone una destinazione d’uso differente rispetto al passato e salvandoli da un’imminente distruzione. A una prima parte dell’intervento, che intende ricostruire alcune delle fasi che hanno trasformato i locali del palazzo settecentesco, un tempo adibiti ad aule scolastiche, in spazio teatrale, segue una parte più corposa dedicata alle attività culturali promosse dalla Socìetas e aperte a tutta la cittadinanza. Tradurre in una risorsa di sviluppo sociale e culturale un bene del patrimonio, come risulta evidente dal caso proposto, è un esercizio di ricostruzione e salvezza, mirato, oltre che alla tutela e rigenerazione di uno spazio, a ricucire i rapporti sociali di una collettività e sollecitare un cambiamento di sguardo.