Un Patrimonio flessibile: la risposta delle grotte in tempi di crisi
Il ricco Patrimonio culturale costituito dalle grotte naturali e artificiali è andato non di rado formandosi in risposta a situazioni di crisi di varia natura testimoniando contesti e pratiche spesso concettualmente lontani dal vivere contemporaneo, ma che in realtà trovano precise ragioni di tipo funzionale e ideologico, come dimostra il loro riutilizzo in situazioni analoghe.
Fra gli elementi più costanti del paesaggio, le grotte si configurano come luoghi di lettura privilegiata dei fenomeni di crisi attestando come esigenze e tempi diversi abbiano determinato la medesima risposta da parte dell’uomo, che le ha ciclicamente ricaricate di significati e valori. Occupate in origine per far fronte a necessità di carattere abitativo, funerario, religioso o industriale, tali cavità si configurano come ambienti estremamente flessibili. In quest’ottica devono ad esempio essere viste le grotte preistoriche in Sicilia o i complessi ipogei di età cristiana a Malta riutilizzati come rifugi antiaerei durante il secondo conflitto mondiale o le necropoli romane in Iraq e a Creta riutilizzate come abitazioni in età contemporanea, rispettivamente dai profughi siriani e dagli hippie, i primi in fuga dalla guerra, i secondi dal sistema borghese.
Partendo da casi studio documentati nel Mediterraneo occidentale e orientale il presente contributo intende offrire una lettura del fenomeno di resistenza che interessa i siti archeologici in grotta. Lo studio si configura inoltre come un primo tentativo di classificazione dei caratteri fisici e morfometrici ricorrenti nei siti in esame che permettono di isolare delle costanti nell’uso e nella gestione degli spazi in grotta.