L’epigrafia digitale come scelta profetica prima e dopo la crisi: il caso EpiCUM
*Institute of Cognitive Science and Technology (CNR)
**University of Catania
Il contributo intende illustrare l’importanza dell’epigrafia digitale per la ricerca scientifica, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio culturale, e dimostrare come l’uso sapiente del digitale, sostenuto da esattezza filologica, si riveli risorsa preziosa in momenti critici e di cambiamento.
L'epigrafia digitale, orgoglio delle DH, ha portato un rinnovamento negli studi sul mondo antico e si è rivelata indispensabile durante l’emergenza Covid-19, poiché ha consentito la consultazione, a distanza, dei corpora epigrafici. In questo scenario si colloca il progetto EpiCUM (Epigraphs of Castello Ursino Museum), che, nato nel 2017 e sviluppato attraverso fasi e attori diversi (CNR, Università, Museo, Scuola), ha saputo valorizzare il corpus epigrafico del Museo Civico Castello Ursino di Catania, rendendolo disponibile online a un vasto pubblico. EpiCUM è veicolato attraverso un portale web (http:// epicum.istc.cnr.it) che si realizza allo stesso tempo come museo virtuale, attrattivo e facilmente fruibile, e come collezione di schede epigrafiche di robusto valore scientifico. Le informazioni sono state digitalizzate in Open Data sia in TEI/XML, conformemente allo standard EpiDoc, sia in ontologie in RDF/OWL, secondo il modello CIDOC-CRM. Il digitale ha rappresentato, infatti, il fil rouge del progetto, oltre che una scelta profetica. Il complesso periodo iniziato nei primi mesi del 2020 a causa della pandemia - oltre a costituire un momento di riflessione che ha dato vita all’elaborazione di nuovi strumenti - si è rivelato un imprevedibile ma utile banco di prova. Nella fase di temporanea chiusura del Museo Civico, EpiCUM si è dimostrato sia preziosa alternativa per la fruizione del materiale epigrafico sia museo sempre accessibile. La presenza nel portale di un chiosco multimediale, che consente la visita virtuale della mostra “Voci di Pietra” allestita all’interno del Castello, ha permesso di “muoversi” tra le sale del Museo, nonostante esso fosse, di fatto, chiuso.