Percorsi museali per il benessere e la prevenzione dell'isolamento sociale: proposta di una piattaforma di realtà virtuale collaborativa per la pratica da remoto

Department of Humanities, University of Salento (Italy)

Gli ultimi eventi legati alla diffusione del virus Covid-19 hanno visto insorgere nuovi bisogni sociali nei paesi più colpiti dalla pandemia, come ad esempio l'Italia. L’emergenza ha evidenziato i limiti di alcuni metodi tradizionali di supporto psicologico per quella parte della popolazione più esposta al rischio di isolamento sociale, come ad esempio i pazienti delle residenze sanitarie assistenziali (RSA). Stando al report del 2019 dell’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS), a proposito delle evidenze sul ruolo delle arti per il benessere, i risultati di oltre 3000 studi hanno messo in evidenza il ruolo determinante delle arti per quanto riguarda la salute pubblica.

Anche i musei hanno un ruolo di grande impatto in questo dibattito poiché si configurano come luoghi in cui è possibile svolgere attività di Art Therapy o percorsi di supporto psicologico mirati, a seconda dei target. Tuttavia, in un periodo in cui gli istituti museali sono chiusi, serve sperimentare soluzioni nuove per raggiungere i pubblici in maniera efficace, anche al di fuori dello spazio fisico del museo stesso. Questa ricerca mira a discutere una metodologia innovativa che, sfruttando alcuni strumenti tecnologici mutuati dal mondo delle ICT (Information and Communication Technologies) e della Computer Graphics, coniuga la necessità di tutelare la popolazione vulnerabile con la necessità di prevenirne l’isolamento sociale, intervenendo sul benessere psicologico.

Il progetto, attualmente allo stato di avvio e prototipazione, prevede la creazione di una piattaforma per sessioni guidate specifiche basate su percorsi museali per il benessere, fruibili da remoto attraverso ambienti virtuali collaborativi, basati cioè sulla tecnologia della Realtà Virtuale (VR). In una fase di sperimentazione si vogliono inoltre misurare e monitorare i risultati di tali sessioni attraverso l’utilizzo di biofeedback in grado di registrare la risposta cerebrale dei soggetti a determinati stimoli visivi, al fine di validare la metodologia e renderla scalabile e replicabile.