Arte e cultura come espressione della soggettività e dell'esperienza umana: una lettura psicoanalitica

Department of Educational Sciences, University of Catania (Italy)

Department of Political and Social Sciences, University of Catania (Italy)


Il rapporto tra psicoanalisi, creatività e arte è stato da sempre foriero di suggestioni e interrogazioni. Jacques Lacan, psicoanalista francese che ha ripreso e riattualizzato l’insegnamento freudiano, ci ricorda che “l’artista precede sempre l’analista”, arriva cioè a cogliere prima di lui delle verità che riguardano l’essere umano. Il focus della psicoanalisi è puntato sull’analisi delle fantasie inconsce, sul valore che esse hanno nell’organizzazione psichica soggettiva e nell’orientamento pulsionale che esse veicolano. La fantasia inconscia indica un elemento creativo proprio al soggetto e ha una certa plasticità, può assumere forme diverse nella vita cosciente e concretizzarsi nella realtà nel modo più vario. 


Nella creatività artistica e culturale in generale, la pulsione subisce delle trasformazioni e la fantasia inconscia può dare origine a nuove e possibili soluzioni. Il concetto psicoanalitico di sublimazione e il relativo processo descritto da Freud mostra come il soggetto possa ottenere soddisfacimento di pulsioni e fantasie inconsce attraverso un’attività creatrice alla quale si accede attraverso la cultura. Sia la psicoanalisi che l’arte sono dunque due modi di trattare l’inconscio e rappresentano dei luoghi in cui ricercare la singolarità dell’epoca in cui si manifestano. Nel Seminario VII, L’etica della psicoanalisi, Lacan definisce l’arte come “l’organizzazione intorno a un vuoto”. L’arte cioè, così come la psicoanalisi, ruota intorno a un vuoto, inteso come ciò che nell’essere umano manca strutturalmente. Ogni arte si caratterizza poi per una peculiare modalità di organizzazione intorno a questo vuoto, e dunque di sublimazione. 


Alla luce di queste considerazioni, vogliamo proporre una riflessione sul rapporto tra produzione artistica e psicoanalisi come strumento per restituire valore e dignità all’arte, intesa non come merce e prodotto dell’industria culturale ma come patrimonio da tutelare in quanto espressione di ciò che strutturalmente contraddistingue l’esperienza umana. Ci si soffermerà nello specifico sul concetto di patrimonio culturale inteso come un vincolo di eredità collega il soggetto con il proprio passato. In un’ottica che interseca la psicoanalisi come clinica e come strumento di indagine della dimensione sociale, ci si propone di leggere l’esperienza artistica e culturale come espressione degli aspetti più profondi e inconsci dell’essere umano e che in quanto tali sono direttamente collegati con il benessere dell’individuo.


Il soggetto della società contemporanea, calato in un individualismo e narcisismo imperanti, spinto all’imperativo di produzione e consumo rischia di misconoscere l’importanza del patrimonio artistico e della dimensione culturale in generale, che corrisponde a un assetto simbolico che lo precede e nel quale si inserisce la sua esistenza stessa.


Il patrimonio in questo senso è “significante” e non solo un qualcosa da cui trarre profitto. Il valore e la funzione simbolica del patrimonio inserisce l’uomo in un contesto sociale e politico e lo fa dialogare col proprio passato, pena l’alienazione di un individuo gettato nel mondo come un’entità astratta e privo di un’autentica identità storicamente definita.


In tal senso, il benessere del soggetto è strettamente legato alla valorizzazione del patrimonio culturale: è possibile, infatti, dare forma a qualcosa di nuovo e originale, a un proprio desiderio, solo attraverso un’opposizione dialettica rispetto a qualcosa che è esistito nel passato e che ha lasciato una traccia nella realtà. Il passato non è dunque qualcosa di concluso e finito, ma vive nel patrimonio artistico e culturale di una civiltà. Proprio a partire da questa prospettiva e avvalendoci delle categorie concettuali della psicoanalisi, ci focalizzeremo nello specifico sulla letteratura, espressione del patrimonio dei significanti da cui ciascuno di noi proviene e che va recuperato per promuovere una prospettiva di benessere intesa come valorizzazione del passato anziché di un immediato presente senza trascendenza.