Archeologia del giudizio attraverso le emozioni

Department of Humanities, University of Catania (Italy)

Nel 1977 Enrico Castelnuovo, pioniere della storia sociale dell’arte tra gli studiosi italiani, affermava che tra le questioni che si deve porre uno storico dell’arte riguardo alle opere non deve mancare una particolare attenzione al pubblico, non solo quello dei collezionisti ma anche «del pubblico che fruisce delle opere accessibili a tutti, che le apprezza, che le interpreta secondo certi criteri, certe abitudini, certi modi che si tratta di stabilire facendo appello ad una sorta di archeologia del giudizio che va al di là della storia del gusto per diventare una storia delle esperienze e delle abitudini percettive» (E. Castelnuovo 1977).


Il rapporto tra pubblico e opere d’arte muta nel corso dei secoli ma è proprio nell’Ottocento che emerge in maniera più evidente una connessione tra la fruizione del patrimonio artistico e culturale e la formazione dell’identità sia del singolo che della collettività. Già nel 1821 Leopoldo Cicognara inseriva nel suo Catalogo ragionato dei libri d’arte le lettere artistiche, genere talvolta più libero e soggetto a meno controlli formali che, nel corso del tempo, si è dimostrato fonte privilegiata anche per accedere alle emozioni ed alle sensazioni suscitate dal rapporto tra l’individuo e l’opera d’arte.


Obiettivo del contributo è quello di ricostruire, attraverso l’analisi di alcune lettere edite ed inedite, di artisti, amatori e collezionisti, in particolare del XIX secolo, un’archeologia delle emozioni che le opera d’arte ma anche la stessa pratica artistica ha suscitato orientando, talvolta, le scelte di gusto. La relazione tra patrimonio culturale e benessere, al centro del dibattito negli ultimi anni, affonda le proprie radici sulla concezione ottocentesca del piacere davanti alla conoscenza ed alla vista dei monumenti e dell’opera d’arte: nel 1767 durante il suo soggiorno romano Winckelmann scriveva all’amico Wiedewelt «Quante bellissime cose non si sono scoperte dopo la vostra partenza, e quante non se ne trovano giornalmente! Il piacere ch’io provo alla vista di quei monumenti che vanno scoprendosi è il più sublime e puro che io conosca, e nessun altro può in me eguagliarlo. Questa sola considerazione basta a tranquillizzarmi pienamente intorno alla mia risoluzione di rimanermene qui per tutta la vita» (Lettere familiari).


Una proposta, quindi, per una lettura di questo genere di fonti da un’altra angolazione, alla ricerca della connessione tra godimento del bello, conoscenza storica e benessere come motive propulsore della conservazione e promozione del patrimonio artistico.